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I rischi di una recessione: quali sono le mosse delle banche centrali?

Analizziamo le sfide e le decisioni che le banche centrali devono prendere per contrastare i rischi di una recessione

by Francesco Gruner
27 Dicembre 2023
in Economia
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rischi di una recessione

La crisi economica attuale, causata inizialmente dalla pandemia di Covid-19 e peggiorata dai conflitti internazionali, ha messo a dura prova le capacità della banche centrali.

Infatti, sostenere la crescita e la stabilità dei prezzi in un contesto del genere è complicato e richiede decisioni forti.

Non a caso, di fronte a una contrazione dell’attività produttiva e a una minaccia reale del rischio inflazione, le principali banche centrali hanno adottato misure straordinarie.

In particolare, l’obiettivo principale è quello di fornire liquidità al sistema finanziario, stimolando allo stesso tempo la crescita della domanda.

Appare evidente però che tutte queste politiche non sono prive di rischi, sia nel breve che nel lungo periodo, e presentano numerose sfide da affrontare con determinazione.

Quali sono le principali mosse delle banche centrali? Lo scopriamo in questo articolo.

La politica monetaria restrittiva

La politica monetaria restrittiva è una tipologia di intervento che mira a ridurre l’offerta di moneta nel sistema economico, per contrastare l’inflazione.

In sostanza, riduce la quantità di moneta disponibile per gli operatori economici, aumentando di conseguenza il costo del denaro e rendendo più difficile l’accesso al credito

Così facendo si avrà una diminuzione della domanda di beni e servizi e quindi un rallentamento della crescita dei prezzi. Inoltre l’incremento del costo del denaro e le difficoltà di accesso al credito impattano negativamente sul mercato immobiliare.

Politica monetaria restrittiva, quali rischi ci sono?

Attuare una politica monetaria restrittiva comporta alcuni rischi oggettivi di cui è bene tenere conto, ad esempio:

  • Riduzione della crescita economica e dell’occupazione;
  • Riduzione del benessere sociale e aumento delle diseguaglianze;
  • Destabilizzazione dei mercati finanziari;

Per questi motivi è evidente che la politica monetaria restrittiva deve essere utilizzata con cautela, in perfetta coordinazione con le altre politiche economiche come quella fiscale o strutturale.

Non solo, la politica monetaria restrittiva va comunicata in modo chiaro e trasparente, per evitare brutte sorprese che possono aumentare i rischi.

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Quali effetti comporta la politica monetaria restrittiva sull’inflazione?

Partiamo da una premessa, gli effetti della politica monetaria restrittiva sull’inflazione dipendono dalle cause che hanno generato il fenomeno inflazionistico, dalla durata e dall’intensità dell’intervento.

Ad ogni modo, gli effetti più importanti sono fondamentalmente due, ovvero:

  • Effetti di breve periodo: tale politica può avere un impatto immediato e diretto sui prezzi di beni e servizi che dipendono dal costo del denaro. Naturalmente può influenzare, in maniera indiretta, i prezzi di altri beni e servizi, attraverso la riduzione della domanda e della produzione, incrementando perciò i rischi di una recessione;
  • Effetti di lungo periodo: l’effetto può essere duraturo e stabile sull’inflazione, solo nel caso in cui riesca a modificare la relazione tra la quantità di moneta e il livello dei prezzi. In questo modo la politica monetaria restrittiva può contribuire a mantenere un’inflazione bassa e stabile nel tempo, favorendo la crescita economica;

La politica monetaria espansiva

In un contesto di incertezza economica, con sullo sfondo gli evidenti rischi di una recessione, la prima mossa delle banche centrali è stata quella di ridurre i tassi di interesse a livelli vicini allo zero, o addirittura negativi.

Così facendo si ottiene un abbassamento del costo del denaro, incentivando quindi gli investimenti e i consumi che possono beneficiare di una spinta positiva.

Questa politica è nota come quantitative easing e consiste nell’acquisto di titoli di stato, con l’obiettivo di aumentare la base monetaria riducendo i rendimenti a lungo termine.

Non solo, il quantitative easing ha anche lo scopo di sostenere il finanziamento dei governi, i quali hanno dovuto inevitabilmente aumentare la spesa pubblica per affrontare la crisi legata alla pandemia.

Tra le banche più importanti che hanno attuato il quantitive easing troviamo la Federal Reserve statunitense, la Banca Centrale Europea, la Bank of England e la Bank of Japan.

I rischi di una recessione da una politica monetaria espansiva

Il dato di fatto è che la politica monetaria espansiva ha contribuito in maniera chiara a evitare il collasso del sistema finanziario.

Inoltre, è stata fondamentale per contenere il calo del prodotto interno lordo globale. In caso contrario ci sarebbero state delle conseguenze davvero pericolose.

Non possiamo però dimenticare che questa politica comporta rischi evidenti, sia sul breve periodo ma anche a lungo termine.

In dettaglio, nel breve periodo il quantitative easing può creare delle evidenti distorsioni sui mercati finanziari, con il conseguente aumento di bolle speculative.

Parlando invece dei rischi nel lungo periodo, è chiaro che il quantitative easing può rendere più complicato il ritorno a una politica monetaria normale, dato che un aumento dei tassi di interesse potrebbe avere forti ripercussioni sui mercati e sul debito pubblico.

Gli effetti della politica monetaria espansiva sull’inflazione

Per prima cosa occorre chiarire che gli effetti della politica monetaria espansiva sull’inflazione, dipendono da numerosi fattori come la situazione economica, la durata e la portata delle misure adottate dalle banche centrali e così via.

In linea di massima possiamo dire che questo metodo comporta un aumento della domanda di beni e servizi, spingendo inevitabilmente i prezzi al rialzo.

Qualora l’economia fosse vicina al pieno impiego delle risorse, l’espansione monetaria può causare una forte pressione inflazionistica, mentre tale effetto sarà più contenuto se c’è molta capacità inutilizzata.

Inoltre, la politica monetaria espansiva può avere degli effetti indiretti sull’inflazione, attraverso il tasso di cambio.

Se la moneta nazionale si deprezza rispetto alle altre valute, le importazioni diventano più care e le esportazioni più competitive.

Tale effetto dipende ovviamente dalla struttura dell’economia e dal grado di apertura al commercio internazionale.

In definitiva, la politica monetaria espansiva può sicuramente generare benefici per la crescita economica, ma deve essere accompagnata da una vigilanza costante sul livello dei prezzi e da una comunicazione chiara da parte delle banche centrali.

Le alternative alla politica monetaria espansiva

Abbiamo evidenziato i limiti e i rischi della politica monetaria espansiva, diverse banche centrali hanno preso in considerazione delle alternative per stimolare l’economia e prevenire la recessione.

Tra queste troviamo la forward guidance, ovvero la comunicazione delle intenzioni future delle banche centrali in merito ai tassi di interesse.

L’obiettivo è quello di influenzare le aspettative degli agenti economici, creando condizioni finanziarie favorevoli.

Un’altra opzione interessante è il controllo della curva dei rendimenti, si tratta di fissare un obiettivo per i rendimenti di alcuni titoli di stato, indicando diverse scadenze.

In questo modo si cerca di stabilizzare i costi di finanziamenti dei governi e di trasmettere la politica monetaria attraverso il canale del credito.

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