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Come il Private Equity e il Venture Capital influiscono sulle strategie di investimento

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In questo articolo, esploreremo le tendenze attuali del Private Equity e Venture Capital e come queste possono influire sulle strategie di investimento.

Le tendenze sugli investimenti istituzionali accendono un faro importante sulle start-up, il venture capitale è dedicato a loro, ovvero alle imprese emergenti con alto potenziale di crescita, per il settore scelto oppure per la particolarità dei prodotti o dei servizi da lanciare sul mercato.

L‘AIFI (Associazione italiana del Private Equity, Venture Capitale e Private Debt) ha collaborato con l’Università Liuc di Cattaneo per fotografare la crescita del mercato e le differenze con anni passati pre-covid.

Nel 2022, le startup italiane hanno raccolto 1,9 miliardi di euro, il doppio dell’anno precedente. Poi ci sono anche le startup all’estero a guida italiana che hanno raccolto 2,2 miliardi di euro. Non ci sono ancora dati completi sul 2023, però è importante rivelare i settori scelti per crescere dalle startup nate oppure dai nuovi potenziali imprenditori. In questo ambito riveste un ruolo importante il PNRR.

Venture capital, spinta alla transizione verde e digitale. I cambiamenti dal 2018 e con il PNRR

Nel 2018, è iniziato un processo di spinta pubblica e istituzionale verso i settori dell’alta tecnologia e della sostenibilità. Iniziative importanti di sostegno sono state prese utilizzando il Fondo Europeo per gli investimenti e anche della Cassa Depositi e Prestiti. Poi ci sono le tendenze di mercato pre-covid che hanno spinto nuovi imprenditori e società verso i settori, e le loro nicchie, dell’energia e dell’ambiente, delle Life Sciences, dell’ICT e del Fintech.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza chiede uno sforzo specifico per i settori della ricerca medica, dello sviluppo sostenibile e per la digitalizzazione. La tendenza alla transizione verde e digitale era già forte prima del Covid, la pandemia ha spinto ad una corsa ulteriore per rendere la crescita competitiva con quella degli altri paesi europei ed extra europei.

Come dato importante, basta considerare il fondo destinato ai Venture Capital di 550 milioni di euro per startup attive o in fase di sviluppo negli ambiti della Green Transition (250 milioni di euro destinati) e Digital Transition (300 milioni di euro).

Il 40% di queste risorse sarà destinato alla crescita del Mezzogiorno, saranno riservate infatti agli investimenti diretti e indiretti. Gli ambiti e i progetti specifici di sostegno riguarderanno: energia rinnovabile, mobilità sostenibile, economia digitale, efficientamento energetico, Intelligenza Artificiale, Industria 4.0, cybersicurezza, blockchain e fintech.

Tendenze private equity 2023: partiamo dai numeri del 2022 rispetto ad altri anni

Ed ecco una lente all’altra forma di investimento istituzionale in capitale di rischio, il private equity. In questo caso, si analizzano imprese attive da più tempo che sviluppano nuovi prodotti o servizi o che ampliano e migliorano quelli esistenti. Considerate insieme nel 2022, la raccolta totale di private equity e venture capital è stata pari a 5,9 miliardi di euro, una crescita del 3% rispetto all’anno precedente.

Sono aumentati, passando da 44 a 49, gli operatori che hanno svolto attività di fundraising. I fondi provengono principalmente da fonti domestiche (Italia), 55% contro il 45% estero. Il 18% della raccolta deriva da fondi di pensione e casse di previdenza che hanno messo a disposizione fino a 890 milioni di euro. Banche e assicurazioni invece hanno contribuito con il 13% (678 milioni di euro) e 9% (448 milioni di euro. L’ammontare investito dagli operatori si attesta a 23,6 miliardi di euro, un livello molto alto del mercato italiano rispetto l’anno precedente, il 2021.

La crescita è stata del 61%, il settore delle infrastrutture è stato al centro di questo sviluppo con investimenti istituzionali. I dati sono stati raccolti da Aifi e PWC Italia Deals.

Private equity 2023: un anno difficile nonostante il PNRR, tra geopolitica e inflazione

Nel 2023 il PNRR spinge sugli investimenti nel comparto ICT, medicale e nello sviluppo di beni e servizi industriali. Questa crescita ha caratterizzato il 2022 con investimenti dedicati alla tecnologia dell’informazione e della comunicazione del 27%, 11% per beni e servizi industriali, 10% per il settore medico e farmaceutico.

Le spinte alla crescita delle imprese che hanno superato la fase di startup convivono con i timori e gli scossoni provocati da inflazione, guerra in Ucraina e instabilità politica. Emerge per l’Italia la difficoltà delle piccole medie imprese ad evolversi anche utilizzando liquidità proveniente da capitali privati o dal credito bancario di difficile accesso.

Queste considerazioni, giungono dalla conferenza annuale AIFI.

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