La crisi del canale di Suez, causata dagli attacchi del gruppo armato yemenita Houthi, sta avendo importanti ripercussioni sull’intera economia globale e quindi, anche italiana.
Sappiamo infatti che il blocco navale ha di fatto impedito il passaggio di circa il 12% del commercio mondiale e di oltre il 40% di quello italiano.
Le conseguenze, soprattutto per il nostro Paese, sono estremamente gravi in particolare nei settori come l’agroalimentare, il lusso e la moda.
Infatti, le imprese italiane hanno subito importanti ritardi nelle consegne, carenze di prodotti, aumenti esponenziali di prezzi e costi e una forte riduzione del proprio fatturato.
Per poter ripristinare la situazione di normalità nella catena di approvvigionamento mondiale, è fondamentale porre fine alla crisi e diversificare le rotte, oltre alle modalità di trasporto.
Inoltre, è necessario prendere i giusti provvedimenti al fine di prevenire situazioni di questo tipo, che possono portare conseguenze economiche estremamente gravi a livello globale.
In questo articolo vediamo cos’è effettivamente successo, quali sono i contraccolpi e come affrontare le sfide per il futuro.
Gli attacchi degli Houthi e il blocco navale nel canale di Suez
Come detto, il canale di Suez è stato lo scenario di una serie di attacchi causati dal gruppo armato yemenita Houthi.
Sono stati lanciati missili e droni contro le navi commerciali che attraversano il canale, il quale collega il Mar Mediterraneo al Mar Rosso e consente il trasporto di merci tra Europa, Africa e Asia.
Questi attacchi hanno causato ingenti danni alle navi, oltre che al canale stesso, bloccando di fatto il traffico marittimo e creando una lunga coda di navi ferme in attesa di poter procedere.
Non solo, alcune compagnie di navigazione sono state costrette a deviare le proprie navi verso il Capo di Buona Speranza, che si trova in Sud Africa, allungando così il viaggio di circa due settimane.
Impatto economico: rallenta il commercio mondiale e italiano
Le stime economiche sono concordi nel dire che il blocco del canale di Suez ha impedito il passaggio del commercio globale, per un valore di circa 100 miliardi di euro al mese.
Tra le merci bloccate ci sono petrolio, gas naturale, grano, carbone, automobili, elettrodomestici e abbigliamento. L’Italia, come abbiamo accennato, è la nazione maggiormente colpita dalla crisi, in quanto dipende molto dal commercio con Asia e Medio Oriente, che rappresentano rispettivamente il 16% e il 4% delle importazioni.
A fronte di tale situazione, l’aumento della domanda e la riduzione sostanziale dell’offerta hanno fatto crescere i prezzi di petrolio e gas naturale, e non solo.
Le conseguenze per i consumatori
Appare evidente che il blocco del canale di Suez ha avuto conseguenze negative anche su consumatori e imprese, che hanno dovuto fare i conti con ritardi nelle consegne, carenze di prodotti e aumento dei prezzi.
Basti pensare che molti prodotti di uso quotidiano sono stati fortemente influenzati da questa situazione.
Tra i prodotti che hanno subito le maggiori conseguenze, possiamo citarne tre. Ovvero:
- Caffè: l’Italia è maggior consumatore di caffè in Europa. C’è stata una forte riduzione delle scorte e un notevole aumento dei prezzi, questo potrebbe avere conseguenze dirette sui consumatori. Il caffè rappresenta una delle merci più trasportate attraverso il canale di Suez, con circa due milioni di tonnellate ogni anno.
- Fiori: l’Olanda è il principale esportatore di fiori in Europa e ha subito dei forti ritardi nelle spedizioni verso il mercato asiatico. Non solo, il blocco del canale di Suez ha pure impedito l’arrivo di fiori dall’Africa orientale, nel quale si coltivano rose e crisantemi.
- Farmaci: l’Europa importa circa il 40% dei propri farmaci dall’Asia, in particolare modo da India e Cina. Il blocco ha rallentato la consegna di farmaci di fondamentale importanza come antivirali, antibiotici, anticoagulanti e vaccini.
Non dimentichiamo inoltre che le aziende che operano in settori come quello elettronico, della logistica, dall’automotive e dell’abbigliamento, hanno avuto pesanti conseguenze derivanti dal blocco.
Addirittura, alcune aziende hanno dovuto ridurre o sospendere la produzione, altre hanno cercato modalità di trasporto differenti, come quello aereo o ferroviario.
Ad ogni modo, queste soluzioni alternative hanno oggettivamente dei costi elevati e una capacità sensibilmente inferiore rispetto al trasporto marittimo, il quale rappresenta l’80% del commercio mondiale.
Le sfide per il futuro del canale di Suez
E palese come il blocco del canale di Suez abbia messo a nudo le fragilità e le complessità dell’economia mondiale, la quale dipende fortemente dal commercio marittimo e da un numero limitato di snodi strategici.
È risaputo che il canale di Suez rappresenta uno dei principali colli di bottiglia del commercio globale, insieme al canale di Panama, allo stretto di Hormuz e allo stretto di Malacca.
Tali snodi sono troppo vulnerabili nei confronti di attacchi, conflitti, disastri naturali e cambiamenti climatici e le ripercussioni economiche sono potenzialmente devastanti.
Per migliorare la sicurezza dei canali di navigazione, si potrebbero attuare alcune misure, tra le quali:
- Rafforzamento della cooperazione internazionale tra le autorità marittime, le forze di sicurezza e le organizzazioni regionali;
- Investire in infrastrutture e tecnologie per il monitoraggio, il controllo e la gestione del traffico marittimo;
- Adottare pratiche di gestione sostenibili ed efficienti per la manutenzione e il miglioramento dei canali di navigazione;
- Diversificare il più possibile le rotte e le modalità di trasporto, in modo tale da ridurre la dipendenza dai pochi snodi disponibili, aumentando la competitività del commercio globale;
In definitiva, la speranza è quella che si possa prendere spunto da questa crisi per attuare delle politiche mirate a prevenire situazioni così complesse, le quali hanno conseguenze negative sull’economia.